Inno a una terza età attiva che sappia valorizzare il tempo e la personalità dell’individuo
ott 01. 2018
Fare il “giro dei bar” al mattino non significa essere attivi. Ricevere una visita di cortesia ogni tanto, non significa inclusione sociale o mantenimento di relazioni interpersonali costruttive.
Alzarsi dal letto e avere obiettivi, partecipare alla vita sociale e non restare soli, mantenere buoni contatti con la famiglia e i parenti, rendersi utili: questo significa vivere la ‘buona vita’ e godere anno dopo anno di ciò che nel tempo abbiamo costruito e che dobbiamo coltivare imparando nuovi ritmi. Anche diventare nonni fa bene, anzi, fa benissimo! Esistono diversi processi di invecchiamento
L’invecchiamento comporta inevitabili cambiamenti, impossibili da arrestare ma che possiamo gestire in modi diversi. Esistono processi di decadimento fisico e mentale che impongono a molti anziani un controllo ridotto delle proprie facoltà e una progressiva limitazione della propria autonomia. Devono necessariamente dipendere da altri, prima nelle piccole poi nelle grandi cose. È una condizione che se non gestita correttamente, genera forme di rallentamento del ritmo di vita e spesso il subentrare di cattive abitudini comportamentali. Un atteggiamento psicologico e sociale che la comunità deve saper riconoscere e combattere, non solo attraverso l’ingente sforzo del nucleo familiare coinvolto ma anche grazie a una rete di servizi che il territorio mette a disposizione. Ci sono poi gli anziani che invecchiano attivamente, in maniera più costruttiva per la comunità e per il Paese. Secondo i dati del rapporto OCSE Pensions at a Glance 2013 oggi la maggior parte dei pensionati ha uno standard di vita non dissimile da quello dei lavoratori attivi, con in più l’appagamento di una stabilità economica e molto tempo libero a disposizione. Qui si parla ti “anziani attivi”, in riferimento al proseguimento della partecipazione ai rapporti sociali, economici, culturali, spirituali e civili interni alla comunità, e non solo alla capacità di essere fisicamente attivi o di partecipare attivamente al mondo del lavoro.
Quanti sono i Nonni oggi in Italia? Che ruolo hanno nella società?
Gli ultra sessantacinquenni sono in Italia oltre 13 milioni (circa il 21% della popolazione). I nonni, in base ai dati ISTAT, sono oltre 11 milioni e quelli con età superiore ai 65 anni rappresentano oltre il 70%. Gli over 65 attivi sono una risorsa per famiglie e collettività e aumentano sempre di più, in considerazione anche alla crescita continua degli italiani con i capelli bianchi che secondo l’Istat sono pari a più del 22% della popolazione totale dello Stivale. Sono gli anziani stessi che vogliono rimanere attivi e dare il proprio contributo in diverse forme. In famiglia, ai propri figli nella gestione dei nipotini o a parenti e persone care che affrontano la fragilità; ma anche all’esterno, con una serie di attività appaganti che nutrono corpo e mente, in grado di portarli a ulteriori sviluppi della propria personalità e della propria condizione sociale. E per meglio tutelare un invecchiamento visto come risorsa è stato firmato un patto nel marzo del 2017 da associazioni rappresentative del mondo Senior per promuovere gli interessi e i diritti degli anziani, in un contesto di dialogo fra generazioni. Il Patto parte da un’analisi dell’Italia oggi, individuando nella valorizzazione del contributo degli anziani nella società e nella tutela dei loro diritti (con riferimento in particolare alle pensioni, alla tutela della salute e, più in generale, alla protezione del ruolo che ricoprono nel nostro Paese) un terreno comune sul quale operare insieme.
Valorizzare l’individuo e la sua personalità attraverso l’invecchiamento attivo
Abbiamo una risorsa preziosa: l’esercito attivo della cittadinanza Senior, capace di dare un grande contributo e scalzare l’errata convinzione che la identifica come porzione di società unicamente consumatrice di risorse. L’invecchiamento attivo mira a estendere la speranza di vita sana e di qualità, a tutte le persone che invecchiano, compresi gli individui più fragili, disabili e bisognosi di cure. Promuovere l’active aging significa andare oltre la patologia o il malessere troppo spesso dominanti in questa età, per valorizzare l’individuo, la sua personalità e la sua capacità di generare opportunità e dare supporto. Prevenire l’invecchiamento si può! Mettendo in atto una serie di buone abitudini e stili di vita corretti. Noi di UGO invitiamo le famiglie e gli anziani a combattere l’isolamento e a creare insieme a noi una rete territoriale che sia un inno all’inclusione sociale e all’invecchiamento attivo. Laddove non riesce ad arrivare la famiglia, può arrivare un supporto esterno complementare, che metta la persona nelle condizioni giuste per riuscire a coltivare i propri interessi e dare voce alle proprie esigenze quotidiane, nutrendo giorno dopo giorno il corpo ma anche la mente.
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