C'è vita con Albero Lucio!

dic 21. 2021

Arianna e Angelica, mamma e figlia, si divertono a scrivere e a raccontare storie: storie che fanno danzare, cantare e sognare.
La storia dell’albero Lucio è un racconto inedito dedicato a coloro che fanno del Natale uno stato d'animo.

C’era una volta una colomba, 

volava curiosa cercando un albero dove colombare con la sua dolce metà. Lo voleva comodo, bello verde e soprattutto che fosse un sicuro rifugio per i suoi futuri piccoli

Dalla porta finestra di casa li vedevamo volare qui e lì, perlustrare la nostra zona, i buchetti più impervi e nascosti, gli alberi più folti e rigogliosi. Era bello vederli insieme, mentre provavano a costruire il loro nido d’amore, un obiettivo comune a uomini e animali!  Erano grigi con il petto bianco, gironzolavano insieme, fluttuavano cercandosi tra un ramo e l’altro, volavano in direzioni diverse per poi ricongiungersi nello stesso punto; due colombi  in cerca della strada giusta per costruire una casa calda e accogliente, un rifugio per il loro amore e il giusto ambiente per moltiplicarlo, lasciarlo nella storia.

Angelica e io, da sempre curiose, ci affacciavamo alla finestra per vedere dove volassero e se riuscissero a trovare il posto giusto per far rinascere il loro amore. Avevamo anche organizzato le piante sul nostro balcone in maniera accogliente affinché loro capissero che il nido ideale poteva essere casa nostra, piccola ma tanto allegra e colorata, con piante e fiori a rendere romantico il tutto, a prova di famiglia

E ad un tratto il buio piombò sulle nostre vite. Si stava propagando in tutto il mondo una malattia contagiosissima che portava le persone a soffrire dal dolore e sparire per ritornare in cielo, tra le stelle. Piombammo in  un silenzio assordante, non si sentiva più il rumore delle auto o degli aerei passare, gli affannosi passi della gente che andava al lavoro, il vociare dei bambini o dei nonni in bicicletta, i simpatici borbottii sul clima o su giornate troppo corte, le commissioni delle donne sempre di corsa. Tutti eravamo chiusi nelle nostre case, l’online il nostro canale di viaggio e di rifornimento per sopravvivere, era come se capissimo cosa stava diventando essenziale, ben poco e quanto era importante il superfluo. La finestra rimaneva il nostro spiraglio verso il mondo, il contatto con gli altri e noi da lì guardavamo quello che rimaneva o che prima non riuscivamo a vedere. E con il passare del tempo ci accorgemmo che il paesaggio stava cambiando, il grigio della città era sparito, l’aria era più limpida, i colori più vividi e gli alberi verdi, irti e protesi verso la piena luce. La natura era piena di vita, gli animali bussavano fuori casa per dirci “Ehi finalmente ci lasciate un po' di spazio!”, parlavano più spesso con noi con cinguettii, abbai, miagolii e ronzii, in certi momenti si riusciva a sentire persino il volo degli uccelli. 

Il tempo passava, era inverno e il pino di fronte a casa aveva appena perso la neve e il gelo delle mattine, l’allegria delle feste e le luci del Natale che erano solite circondarlo lasciavano il posto ad una rinnovata e nuova primavera. Lucio, questo il suo nome, era sempre lì, pronto a conoscere e accogliere chi gli andava vicino, ascoltava animali e persone, ma percepiva anche i pensieri di chi si avvicinava e quando proprio qualcuno gli piaceva faceva cadere una pigna in segno di saluto, questo era quello che Angelica e io pensavamo, per noi l’albero Lucio era un essere vivente, pieno di energia e in grado di leggerci dentro “Non le spreca per chiunque le sue pigne - dicevamo -  ma solo per coloro che hanno un cuore puro”

Ed ecco che a un certo punto, nel bel mezzo della pandemia, quando i suoi aghi si fecero più verdi arrivarono loro, i due colombi innamorati! Nelle giornate più noiose, quando ci trovavamo a sbirciare tra le finestre delle altre case, ci accorgemmo di un continuo via vai tra i rami, un fruscio leggero: “Sono loro, i dolci innamorati!”. Un fitto trasporto di legnetti, ramoscelli, foglie e piccole pagliuzze attraversava gli aghi di Lucio e raggiungeva il fitto dell’albero. Capimmo ben presto che stavamo assistendo alla costruzione di una famiglia a cielo aperto. 

Ogni giorno il nido prendeva sempre più forma, vedevamo i colombi attivi e innamorati che volavano insieme alla ricerca di nuovo materiale e ritornavano per sistemare nel modo migliore i pezzettini trovati. In poche settimane avevano creato un nido confortevole e sicuro, protetto in caso di pioggia e abbastanza riparato da folate di vento. Il momento era arrivato, la famiglia si era allargata, erano nati felici colombelli e l’albero Lucio stava attento a tenerli al sicuro tra le sue grandi braccia. Il papà si preoccupava molto per loro, era alla continua ricerca di cibo, si faceva spazio nel silenzio incessante che la malattia aveva lasciato per le strade e cercava di raggiungere i migliori vermetti possibili, ma anche briciole e insettini. Faceva voli veloci e di breve durata per placare la fame delle giovani leve e orgogliosamente quando entrava tra gli aghi dell’albero dava prima una carezza alla sua amata e poi distribuiva il cibo, felice di privare se stesso di qualcosa che avrebbe fatto crescere l’amore e la vita. Ci chiedevamo io e Angelica come riuscissero a comunicare, per poi capire che la generosità e l’amore passavano in quei gesti, piccole mosse del capo, un po' di cibo, la ricerca e lo stare insieme. Eh si, perché al calar del sole, dopo che era stato in giro tutto il giorno, il colombo prendeva posto vicino alla sua colomba e ai suoi piccoli, salutava Lucio e secondo noi con il pensiero lo ringraziava “dopotutto se erano al sicuro lo dovevano anche alla sua ampia schiera di aghi, al rigoglioso e tenace manto verde e al forte e solido tronco, rimasto integro anche con i più brutti temporali”. Anzi ci accorgemmo che il caro Lucio, con la malattia che aveva colpito noi umani,era diventato ancora più bello e  ci raccontavamo, sorridendo anche un pò “non ne poteva proprio più dell’aria irrespirabile, di piogge cattive e continui maltrattamenti, colpi e segni che subiva da bimbi e adulti. Era arrivato il momento per la natura di riprendersi la sua vera essenza, pura e limpida. Quanto potevamo essere scomodi e fastidiosi nei confronti della natura?!”

Il tempo passava e la malattia aveva un po' ridotto la sua portata, noi iniziavamo ad uscire e godere delle belle giornate, guardare Lucio non era più il nostro passatempo, anche se rimaneva sempre il punto di riferimento una volta arrivati a casa. Per noi era come un ascoltatore silenzioso, un osservatore di ciò che succedeva in casa nostra, vegliava le mosse, gli equilibri e le emozioni. A volte pensavamo che sembrava volesse raggiungerci ed entrare dentro il soggiorno con quei rami verde chiaro appena nati “certamente quei rami sono cresciuti così velocemente per la voglia di stare con noi e vederci  sempre più!” dicevamo ridendo. Era bello legarci alla natura e renderla una nostra compagna di viaggio, di vita.  

I colombelli erano cresciuti e d’estate avevano lasciato il nido, mamma e papà erano volati verso altre destinazioni e loro anche, in cerca della loro strada o di un altro accogliente Lucio che potesse proteggere la nascita di una nuova famiglia

Poi di ritorno dal  mare “un colpo al cuore” avremmo voluto urlare la nostra furia al mondo: “Lucio non c’è più, è stato tagliato!” era scomodo e faceva troppa ombra ci dissero poi. “Ma com’è possibile togliere un albero vivo, vitale e tanto bello come il nostro Lucio, che affronto e che crudeltà!” Il nostro orizzonte non era più lo stesso, ci mancava il manto verde, il rumore delle pigne cadute, che per noi era il suo modo per dirci “ciao”, il fruscio del vento che accarezzava i suoi aghi, le luci colorate che lo animavano a Natale, ma soprattutto non c’era più vita intorno a noi, i colombi giravano lontano da qui, così come bambini, anziani, cani e altri animali. Quanto un semplice albero riusciva a creare!

Ma come sempre, il tempo passa, l’autunno aveva lasciato posto ad un altro inverno, la malattia che aveva colpito noi umani si era arrestata ma continuava ad esserci e ci aveva costretto ad altri periodi di silenzio, senza uscire di casa. Angelica e io sbirciavamo sempre tra le finestre, ci mancava il nostro gigante verde. 

Poi con l’arrivo della primavera, nuove speranze e gioiosi sorrisi erano ritornati, i parchi si erano ripopolati di bambini, potevamo nuovamente stare all’aria aperta e anche nei luoghi pubblici chiuso;  abbracciarci era difficile, ma non avevamo perso l’abitudine perché a casa nostra ci allenavamo a chi abbracciava più forte. Purtroppo tra gli amici era ancora difficile tornare a vedersi e stringersi forte, ma abbiamo imparato a essere vicini anche se distanti, il sorriso non ha bisogno di vicinanza. Poi è arrivato un segno, forse era Lucio che voleva lanciare il suo messaggio

Era una domenica mattina, luminosa e calda, quando dalla finestra vediamo un’ombra che si muove, Angelica corre a vedere e scopre che un colombo ha scelto i rami della nostra ginestra per costruire il suo nido d’amore. I giorni seguenti gli lasciavamo il tempo e la calma per trasportare materiali, togliere e mettere rami per creare la giusta combinazione, il silenzio per farlo star tranquillo e fargli capire che poteva fidarsi di noi. Con il passare delle settimane il nido era pronto, semplicemente perfetto! Forse più piccolo rispetto al confortevole nido di Lucio, ma pur sempre pieno di amore. 

E riflettendo, dalla finestra, con le manine di Angelica strette alle mie pensavamo a voce alta: “Sarà che lo spirito di Lucio è rimasto qui con noi e vuole ricordarci che la vita ritorna sempre!”.


Buon Natale!

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