Lavorare nel sociale: UGO come opportunità di lavoro e riscatto

set 03. 2020

Il lavoro è la ricerca costante del significato, così come del pane quotidiano, del riconoscimento così come del denaro, della meraviglia invece che del torpore. In breve, è cercare la vita e non, dal lunedì al venerdì, una specie di morte.

Forse non ci rendiamo conto ma quando parliamo e pensiamo al lavoro, la linea che definisce il livello di tollerabilità, il sacrificio e l’efficienza dipende da quanto siamo felici di svolgere un'attività piuttosto che un'altra e dalla capacità di attribuirne un significato degno di valore sociale e personale.

Cosa succede quindi quando a crescere sono le professioni legate alla sfera sociale, che hanno come obiettivo aiutare il prossimo? 

In un contesto in cui "Da febbraio 2020 il livello dell'occupazione è sceso di quasi 500 mila unità e le persone in cerca di lavoro sono cresciute di circa 50 mila, a fronte di un aumento degli inattivi di quasi 400 mila" (Fonte ISTAT da ANSA.it - settembre 2020), lavorare nel sociale e avere come obiettivo quello di garantire benessere e autonomia ad anziani, disabili e fragili apre la strada sui lavori del futuro.

L’immobilità dei mesi di lockdown ha regalato nuove certezze dal punto di vista economico e professionale, evidenziando la grande importanza che sempre più andranno a coprire professioni legate al mondo dell’healthcare e dell’affiancamento alla persona. Circoli virtuosi che vanno ad impattare sulla vita familiare dei tanti inoccupati che possono trovare opportunità e alternative in questo settore, riuscendo a sopperire alla perdita di lavoro di questo periodo.

Lavoro nel sociale: cosa significa?

Lavorare nel sociale, significa aiutare gli altri con competenza e serietà. E serve molta dedizione e spirito altruistico per farlo. Non è da tutti e non è per tutti, solo coloro che riescono a tradurre il loro bagaglio di esperienze personali e professionali, potranno mettersi a disposizione dei bisogni sociali, attivando: empatia, cura, efficienza e onestà. Significa mettersi a nudo, condividere momenti molto personali e intimi, in cui la fragilità umana si esprime occhi negli occhi, nelle sale degli ospedali, in un supermercato o scendendo i gradini di casa. Piccole quotidianità ormai precluse per anziani e disabili, che danno significato ai tanti operatori che si mettono a disposizione per rendere la vita più semplice e ancora piena di speranza e di vita. 

Essere operatore UGO significa lavorare nel sociale. Un' occupazione che può diventare la principale, con un numero consistente di utenti da supportare e affiancare nelle attività settimanali oppure che può tradursi in una collaborazione flessibile e calata sulle disponibilità di ciascuno, un’ulteriore entrata mensile, gratificante e umanamente significativa.

Senso e scopo ci fanno appassionare al nostro lavoro. Felicità e riconoscimento sociale ci consentono di aiutare gli altri e darci al prossimo

Nella sua definizione di “società decente” il fosofo Avishai Margalit inserisce anche l'obbligo di fornire a ciascuno dei suoi membri l'opportunità di una occupazione «ragionevolmente significativa». Lavorare nel sociale vuol dire «umanizzare il mondo», renderlo vivo e stimolato a mettersi in relazione. 

Inizialmente per collaborare con UGO la scelta ricadeva su figure specializzate, OSS/OSA, poi con la crescita della domanda il profilo si è allargato a candidati che nel loro vissuto personale avevano avuto modo di misurarsi con anziani, disabili e persone malate. Abbiamo scoperto anche noi realtà familiari che hanno messo a dura prova la vita di figli e nipoti, accrescendoli in esperienza e calore umano, vicissitudini preziose e utili da mettere a disposizione del prossimo, dei nostri utenti. E ora sono gli stessi operatori, temprati da numerosi servizi e affiancamenti, che si formano e si sensibilizzano con specializzazioni nell’ambito sanitario con corsi di primo soccorso, incontri di formazione per migliorare il loro ruolo di personal caregiver dal punto di vista logistico e psicologico, sviluppando capacità legate a innovazione e promozione territoriale

Per molti operatori, UGO ha avuto e continua ad avere un ruolo importante nella loro vita. Sono entrati nel nostro Team quando non trovavano altra occupazione, oppure quando quella principale stava subendo bruschi rallentamenti o li aveva messi a dura prova o non dava più stimoli e opportunità. Con noi si sono rimessi in gioco, hanno mantenuto la famiglia o arrotondato lo stipendio, deciso di cambiare vita per dedicarsi ad ambiti legati al benessere della persona o all’aiuto del prossimo. UGO ha permesso a tante risorse di riscattarsi da contesti di degrado sociale o dall’inoccupazione, e soprattutto di veder valorizzate quelle caratteristiche più legate alla sfera emotiva e relazionale. 

Nel corso del tempo sono rimasti solo gli operatori che hanno percepito molto bene i valori che UGO vuole metter in circolo e coloro che sono risuciti a ritagliarsi un ruolo professionale come caregiver. Un ruolo che vorremmo regalasse più riconoscibilità a persone che dedicano il loro tempo ad accarezzare le fragilità degli altri, lasciando assopiti i propri momenti d’ombra. 

*Studs Terkel, “Working: People Talk About What They Do All Day and How They Feel About What They Do”, 1974 

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