Mia mamma, io e la sindrome di Alzheimer

mag 05. 2022

Esiste un mondo in cui la malattia rappresenta una tappa della vita per imparare una lezione importante. Un mondo ingiusto forse, o forse no. Così ci siamo chiesti ''La malattia può rappresentare qualcosa di buono?''

A questa domanda vorremmo rispondere di getto di no e che la malattia non è utile. La stessa cosa vorremmo dirla a Roberta, figlia, e oggi anche un pò mamma, di Stefania colpita da sindrome di Alzheimer.

Roberta ci ha scritto un po’ di tempo fa per condividere una storia, la sua storia e a lei oggi vorremmo rispondere così:

''Cara Roberta, dovremmo dirti che la malattia non ha nulla di positivo, ma non lo pensiamo fino in fondo. Non sappiamo se convivere con l'Alzheimer di tua mamma ha rappresentato e rappresenta qualcosa di buono nella tua vita, ma avresti mai pensato di scrivere un messaggio d’amore universale come questo?


Mia mamma, io e la sindrome di Alzheimer

Ricordo un giorno preciso in cui si fece chiaro in me che mia mamma, di appena 70 anni, fosse stata colpita dall'Alzheimer. Il dottore usò un termine più carino, affetta da sindrome di Alzheimer, ma io preferisco dire colpita perché l’Alzheimer è un colpo alla mente stratosferico, potente come una battuta fuoricampo in una partita di baseball. Ebbene quel giorno, mia mamma mi telefonò per 7 volte in trenta minuti per chiedere ogni volta di chi fosse il regalo che si trovava sul tavolo della sua cucina. Io ad ogni telefonata ero ovviamente sempre più preoccupata, il mio cuore cambiò di posto, dal torace passò alla gola in men che non si dica e lì si aggrovigliano i pensieri più terribili. E' la fine pensai, mentre cercavo parole di speranza nei miei stessi pensieri.

La situazione era grave, occorreva da parte mia una posizione umana aperta a tutte le difficoltà che la malattia di mia mamma avrebbe comportato. Pensai allora a mia mamma e non alla malattia. Fu più facile così e mi dissi “ok, anche con l'Alzheimer le vorrò bene lo stesso”.

E' un viaggio nel tempo, il tempo delle cose belle della vita, dove c'è la casa più bella che si possa abitare al mondo, quella dell' infanzia con la mamma, il babbo, i nonni e i cugini. Questa casa ha un buon profumo, come quello del caffè della mattina, ha una finestra grande sulla via Corso d'Augusto, a Rimini, e ha sempre un vaso di fiori sul tavolo della cucina. 

E' un viaggio nella mancanza perché perdiamo sempre qualcosa tipo le chiavi, la borsa, una scarpa , ma ci fa capire quanto sono importanti le piccole cose , le piccole azioni quotidiane che danno forma e colore al giorno.

E' anche  un viaggio in ricordi dolorosi e allora piangiamo insieme e ci teniamo per mano. E' un viaggio tra sentimenti delicati e fragili come il vetro soffiato, dove camminiamo  in punta di piedi come  ballerine con le ali. Tutto è lieve, sussurrato, accarezzato, curato, amato.

E così danzando quasi come Fred Astaire e Ginger Rogers,  la malattia di mia mamma mi ha fatto scoprire un luogo non luogo dove l'Alzheimer non ha alcun potere. A questo luogo ho dato un nome semplice, ma inevitabile: Cuore di Stefania

E' bellissimo ed è pieno di vita vissuta e vivente, è pieno di amore donato e ricevuto e niente lì  manca . Ci  sono anche  tanti sorrisi felici, e una romantica canzone dei Platters “Only you”.

Ho sempre a portata di mano una foto di mia mamma ventenne, sorridente con un vestito a vita stretta anni 60, è la mia preferita! C'è scritto sopra ''Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche.''

Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?

Sì mamma! 

''Roberta, figlia e amica di Stefania, per sempre.''

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